La riforma del lavoro in Italia questo periodo si chiama jobs act. Ne avrete sentito parlare (e scrivere) molto ma forse non sempre con la giusta completezza di informazioni. Innanzitutto partiamo dal termine: jobs act è un termine ripreso dalle politiche del lavoro degli Stati Uniti (o almeno presumiamo). Nella nazione di Barack Obama, jobs act è un termine che riguarda due cose distinte: una è una proposta di legge presentata dallo stesso presidente americano sui temi del lavoro (che potete trovare descritta in questo sito); l’altra invece è un acronimo in cui JOBS sta in realtà per Jumpstart Our Business Startups (Act), una legge che aiuta la creazione di piccole imprese (small business come dicono gli americani). In Italia abbiamo ripreso il termine ma senza trasportare, a quanto ne sappiamo, contenuti ed intenzioni di nessuna delle due possibilità.
Veniamo al jobs act tutto italiano. Siccome già qualcuno ce lo ha chiesto precisiamo subito che per vedere gli effetti sulla vita quotidiana o sui contratti di lavoro o sulle condizioni o su qualsiasi altro aspetto “materiale” della questione, dovremo aspettare ancora un po’. Il Jobs Act è stato approvato. È però una legge delega e perché si possa definirla la prima vera riforma del Governo Renzi è necessario che i decreti delegati lo riempiano, per così dire, di contenuti specifici. Uno dei contenuti principali è senz’altro il contratto a tutele crescenti: la filosofia del contratto a tutele crescenti è quella di non mettere il datore di lavoro di fronte a un muro quando assume un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato (soprattutto per i costi legati ad un eventuale scioglimento anticipato del contratto, al di là della malafede). Il nuovo contratto dovrà perciò offrire il diritto a una compensazione crescente con l’anzianità aziendale, mese per mese.Quello che dovrà chiarire il decreto successivo relativo a questa parte sarà il momento da cui parte la tutela crescente, di quanto cresce, se c’è un comunque un periodo di prova escluso dal computo ed altri particolari legati al meccanismo e alle modalità con cui la tutela agirà.
Un altro aspetto dovrebbe riguardare il tipo di licenziamento: per quali tipi di licenziamento verrà applicata la normativa della tutela crescente? Oggi ci sono, diciamo così, due tipi di licenziamento uno per motivi disciplinari ed uno per motivi economici: saranno tutelati alla stessa maniera o la compensazione della tutela crescente varrà solo per uno di questi? Ed infine: sarà applicato a tutte le imprese o soloa quelle di certe dimensioni? Ecco, le risposte a queste ed altre domande che Lavoce.info pone presentando anche possibili soluzioni, saranno i contenuti dei decreti che seguiranno la riforma e che la arricchiranno anche di contenuti pratici.
Un aspetto importante che i decreti delegati (quelli di cui abbiamo parlato finora) dovranno affrontare sarà quello dei contratti a progetto, soprattutto se a unica committenza: spesso questi tipi di lavoratori, generalmente regolati da un contratto a progetto o da un collaborazione coordinata e continuativa (ove possibile, cioè nel pubblico impiego), hanno in realtà un solo contratto con un solo datore di lavoro. Per combattere in maniera decisiva la precarietà sarebbe il caso che anche queste tipologie di contratto non fossero più preferibili ad un contratto subordinato, magari del nuovo tipo a tutele crescenti.
Questi sono solo alcuni aspetti che riguardano il jobs act (di questioni ce ne sono anche altre). La nostra idea è quella che su questioni del genere si faccia la maggior chiarezza possibile in modo che se vi dicono jobs act, voi non pensate soltanto ad una bella parola o ad un termine alla moda.
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