Quello della cittadinanza è un tema complesso e non sempre semplice da affrontare. Soprattutto oggi che questo concetto, la cittadinanza, è oggetto di tante discussioni politiche ed anche tema di scontri ideologici. Ma, per quel che ci riguarda, c’è un connotazione del termine cittadinanza che forse potremmo affrontare in maniera “neutra” (se mai si possa e si debba parlare in maniera neutra di temi come questi).
Cercando di trattare la questione nella maniera più oggettiva possibile viene da chiedersi che cosa voglia dire essere cittadini o, in alternativa, avere una cittadinanza. Secondo una definizione abbastanza semplice cittadino è “chi gode di particolari diritti ed è obbligato ad osservare doveri stabiliti dalla legge che esorbitano da quelli stessi che hanno coloro che vivono in una città senza esserne cittadini”. Questo, più o meno indirettamente, significa che ciascuno di noi ha diritti e doveri da bilanciare per poter vivere in un certo posto (i primi, a dir la verità, più spesso reclamati dei secondi). Secondo la legge (intesa come sistema normativo italiano) “la cittadinanza è la condizione della persona […] con la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, può essere vista come uno status del cittadino, ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e stato. Le persone che sono prive della cittadinanza di uno stato sono dette stranieri se hanno la cittadinanza di un altro stato, apolidi se non hanno alcuna cittadinanza” (fonte: Wikipedia).
Come si vede la cittadinanza in senso giuridico è una cosa più complessa sulla quale, come abbiamo detto, il dibattito è vivo (dibattito sul quale non intendiamo qui entrare). Ma in questa definizione più tecnica quello che vogliamo far notare è che gli stranieri non sono non-cittadini perché questi, eventualmente, sono gli apolidi. Dal nostro punto di vista, quindi, gli stranieri in Italia non hanno magari lo status di italiani ma per quel che riguarda il rapporto cittadino/stato (diritti/doveri) sono praticamente nelle stesse condizioni degli italiani per quel che riguarda la vita quotidiana: ad esempio devono pagare le tasse e possono utilizzare i mezzi pubblici. Ma, in sostanza, dunque cittadini si nasce o si diventa?
Secondo noi un po’ lo si può diventare cittadini, soprattutto se per un periodo più o meno lungo della nostra vita siamo in un Paese che non è quello nostro di origine. Ma per diventare buoni cittadini è fondamentale conoscere quali siano i diritti e i doveri, le regole ed i permessi, le pratiche e le normative che regolano una comunità, una città ed una nazione. Anche per questo motivo stamattina abbiamo condotto il primo di tre laboratori dedicati ai cittadini stranieri ad Ancona in collaborazione con l’ufficio dei servizi sociali del Comune di Ancona che si occupa dell’accoglienza degli stranieri nella nostra città. Il percorso in tre tappe si chiama “ABC” (come dire: le basi): stamattina sono stati trattati temi legati all’informazione orientativa ai servizi della città (cosa fanno e dove sono servizi come l’anagrafe, l’agenzia delle entrate, l’ospedale, l’agenzia delle entrate, il trasporto pubblico ed altro ancora); nei prossimi incontri si palerà invece di lavoro e di casa. A cosa serve un percorso simile e perché lo abbiamo fatto? Secondo noi serve ad integrare chi non è nato qui con il contesto in cui si trova invece a vivere ed anche a fare in modo che questa integrazione o convivenza, possa essere il più possibile serena ed utile per tutti. Ed in secondo luogo perché, come abbiamo detto più volte, uno degli obiettivi del nostro servizio è quello di rendere le persone autonome e consapevoli: il primo passo verso questa autonomia non può che essere una corretta ed esaustiva informazione.
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